Cammino tra i ghat. Ogni tanto perdo l'orientamento e finisco in acqua. Nel Gange. Quando inizio a nuotare mi accorgo dove sono e cambio rotta. Cosi continuo a camminare con ai piedi attaccato qualunque genere di cosa, compresi dei bambini dagli occhi che coprono quasi tutto il loro viso. L'unico segno di preoccupazione e un rapido sguardo alle mie spalle.
Dopo un po mi accorgo di non vedere piu. sembra di essere avvolto dal fumo. Ha un odore dolciastro. E l'unico segno distinguibile. Lo seguo.
Inizio a vedere delle sagome che si muovono nella mia stessa direzione. Ora e una folla. Siamo sempre piu stretti. non si respira. Eppure si continua a camminare.
Ormai non cammino piu. Mi lascio trascinare da quella massa informe. Chiudo gli occhi.
Mi sveglio in un autoriksho, scosso dalle buche e dalla guida impossibile dell'autista. Passa sopra le persone e le cose. Risparmia solo le vacche e gli scarafaggi. Ad un certo punto si gira a parlarmi ma non capisco. Rimango semplicemente a guardare la sua lingua. E un serpente che mi ipnotizza con la sua sinuosita ritmata dal continuo sbattere sul palato. Non mi accorgo quasi che stiamo letteralmente rotolando in mezzo al traffico asfissiante. Si aggiunge il suono di un clackson. Poi due. Tre. Dieci. Mille. Alla fine diventano un unica vibrazione che mi entra nel buco del culo e mi esce dalla sommita del cranio, sfondandolo.
Ritorno in me stesso quando il riksho e ormai fermo e l'autista e in piedi al mio fianco con il braccio teso e la mano aperta. Guarda in un punto imprecisato dell'orizzonte. Io sono tutto sudato ed ho il respiro affannoso. Gli occhi sono due fessure infuocate. Cerco di scoprire cosa guarda ma la visione annega nel mio sudore. Si fa incandescente. Devo distogliere lo squardo.
Tolgo fuori il portafoglio, glielo lascio e me ne vado senza piu voltarmi.
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bhé... mi sono sentitta in india in questo tuo post... grazie :) ... tiene questo per il tuo primo libbro, lo hai scritto benissimo.
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